Magliano: insediamento e necropoli.

Lo studio sistematico condotto sui materiali recuperati sia nell’ambito dell’attuale centro di Magliano Sabina sia nelle campagne circostanti prima dell’esposizione, ha permesso di recuperare alla storia degli studi sui Sabini del Tevere uno degli insediamenti più importanti della Sabina tiberina settentrionale. L’evidenza archeologica testimonia una rioccupazione del sito nel corso della fase recente dell’età del ferro, dopo le presenze , già ricordate, del bronzo finale (Fontanelle, Maglianello e Collicello).
A partire dalla seconda metà dell’VIII secolo e nella prima metà del VII secolo a.C. si rileva una scarna documentazione archeologica, che ad ogni modo permette di affermare l’esistenza di un insediamento sparso, costituito da nuclei di capanne che occupano le pendici dell’alture di Magliano, sia nel versante occidentale, volto verso le colline , sia in quello orientale volto verso la valle del Tevere. Si tratta di piccoli abitati costituiti da nuclei di capanne con ampi spazi per attività di allevamento e lavorazione di utensili domestici. E’ con l’avvento dell’orientalizzante che si manifesta una maggiore densità di insediamenti, cui fa seguito nell’epoca arcaica una occupazione generalizzata dei pianori di sommità delle alture, che costituiscono sotto il profilo orografico il sito di Magliano Sabina, separate da piccole vallecole, di cui resta ancora traccia nella topografia del paese.
In questo periodo si può constatare un’organizzazione dell’abitato secondo il modello di tipo etrusco laziale.
Nella seconda metà del VII secolo a.C. il ritrovamento, insieme a materiali di ceramica d’uso comune, databili a questo livello cronologico, di numerosi nuclei di argilla concotta sta ad indicare la presenza di capanne che comunque verso la fine del secolo vengono sostituite da case con copertura in tegole e coppi.
All’organizzazione dell’insediamento nella seconda metà del VII secolo a.C. corrisponde l’organizzazione delle aree di necropoli. A questo fine vengono scelte le alture, che prospettano Magliano al di là del fosso delle Gioie:

  • il Giglio
  • San Biagio
  • Madonna Grande.

Queste fasce collinari, che costituiscono un’unica unità orografica, vengono destinate a zona di necropoli dalla seconda metà del VII secolo a.C., almeno questo è quello che emerge in base alla documentazione archeologica che è rappresentata quasi esclusivamente da materiali raccolti durante campagne di ricognizione e non da scavi regolari.

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L’insediamento di Magliano e l’area delle necropoli

Nel corso della seconda metà del VII secolo a.C. si assiste al sorgere di una società di tipo aristocratico con figure dominanti di principi guerrieri, ben riconoscibile nei corredi delle sepolture delle necropoli, che deteneva la gestione delle greggi come quella dei commerci terrestri e fluviali.
Nella necropoli del Giglio sono presenti tombe a camera semicostruita con ricche deposizioni maschili sia nel fondo San Vincenzo de’ Paoli sia nel fondo Varasconi. Queste deposizioni sono databili entro la seconda metà del VII secolo a.C. e mostrano nella composizione del corredo un voluto adeguamento a modi di vita di tipo etrusco.

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Kantharos in impasto bruno su piede a tromba, anse sopraeleveate sulla vasca decorate alla sommità con linguette plastiche. Sulla vasca decorazione incisa a “S” coricate. Materiali della Necropoli del Giglio, realizzati in impasto bruno, databili tra la seconda metà del VII e la prima metà del VI sec. a. C.; primo piano ,sala 3.
Olletta stamnoide su piede a tromba, corpo dal profilo ovoide, decorato ad incisione da un fregio di palmette stilizzate. Materiali della Necropoli del Giglio, realizzati in impasto bruno, databili tra la seconda metà del VII e la prima metà del VI secolo a. C:; primo piano, sala 3.

Nelle tombe la composizione del corredo comprende olle d’impasto bruno, decorate ad incisione ed excisione con motivi geometrici o animalistici nei quali prevale la figura del cavallo, altre olle in impasto bruno -di notevoli proporzioni- presumibilmente destinate alla conservazione di granaglie, mentre la presenza di vasi in bucchero, nei tipi di calici e kantharoi, ci testimoniano commerci con l’area etrusca. Nelle tombe della fine del secolo –inizio del VI secolo a.C. – il corredo delle deposizioni maschili comprende la serie completa dei vasi per bere e per versare e per miscelare il vino in impasto bruno. Costante la presenza di armi, punte di lancia e spade, in ferro, come nelle altre deposizioni delle necropoli della Sabina tiberina.

Con il VI secolo a. C. compaiono le tombe a camera con più deposizioni, ma continua l’uso delle tombe a fossa. I corredi di queste deposizioni, mostrano una più generalizzata diffusione della ricchezza: si sottolinea la presenza di vasi in impasto bruno di produzione locale: olle ed anforette, associata al bucchero e qualche esemplare di ceramica etrusco-corinzia di produzione vulcente.
Ad officine attive a Magliano sono da attribuire due produzioni di vasi particolari: i calici a corolla, che compaiono alla fine del VII secolo e la cui produzione perdura nella prima metà del VI secolo a.C. ,e soprattutto quella delle così dette “anforette sabine”. Sono vasi realizzati in impasto bruno o grigio con il corpo scandito da due listelli plastici, decorazione a cilindretto sulla spalla, che rielaborano localmente influenze e suggestioni di produzioni ceramiche dell’Etruria interna e settentrionale. Gli ornati a cilindretto sulla spalla offrono un ricco repertorio decorativo, non solo di tipo geometrico ma anche con decorazioni complesse con teoria di cavalieri o scene di caccia, che aprono una finestra sulla vita sociale di queste comunità.

Grande olla a copro ovoide, decorata a costolature verticali che inquadrano una metopa con incisa una protome equina; sulle spalle quattro anse impostate verticalmente, due decorate a testa di cavallo. Materiali delle Necropoli del Gigliorealizzati in impasto bruno, databili tra la seconda metà del VIIe la prima del VI sec. a. C.; primo piano, sala 3

Olla d’impasto bruno, lucidata a stecca, decorata da cordoni plastici in rilievo.
Produzioni d’impasto bruno delle officine ceramico dell’antico insediamento sabino di Magliano, materiali del corredo della Tomba Varasconi, Necropoli del Giglio, fine VII- prima metà VI sec. a. C.; primo piano, sala 3.

La produzione di questi vasi da localizzare a Magliano o Poggio Sommavilla ha una stretta diffusione locale. Nelle medesime officine si producevano olle di maggiori dimensioni , con il corpo decorato a listelli e metopa risparmiata sulla spalla, decorata a motivi geometrici od animalistici.
Lo sviluppo dell’insediamento di Magliano è strettamente legato alla sua posizione dominante sul Tevere, che ha determinato il suo coinvolgimento nelle correnti commerciali che attraversavano l’Etruria interna, facendo della valle del Tevere la direttrice preferenziale per mettere in contatto i centri della bassa valle del Tevere con il distretto volsiniese e l’alto Fiora in alternativa alla rotta dell’Etruria costiera. Contemporaneamente la situazione geografica di Magliano, quale avamposto verso la valle del Tevere e punto di convergenza di una serie di percorsi verso le aree adriatiche attraverso i passi dell’Appennino, pone l’insediamento in una posizione di preminenza per la diffusione di materiali di pregio, tradizioni culturali (scrittura) ed artigiane verso le aree adriatiche. Di pari passo si strutturano gli insediamenti e si assiste all’organizzazione del territorio con piccoli abitati, che sono dislocati lungo le valli di corsi d’acqua o direttrici che collegavano Magliano con le zone più interne. Sono insediamenti non molto estesi, con le necropoli in aree contigue, con tombe i cui corredi, dimostrano che partecipano alla stessa evoluzione di cultura materiale del centro principale.
Sono probabilmente legati a famiglie emergenti che detenevano il controllo del territorio in punti nevralgici. Quello che mostra una continuità di vita più evidente degli altri, sulla base dei materiali raccolti è quello di Castellano. Occupa la sommità pianeggiante di un’altura, che domina la valle del Chiorano; la necropoli ,individuata lungo le dolci pendici dell’altura,era costituita da tombe a fossa.
I materiali sono rappresentati da olle in impasto bruno con metopa sulla spalla e anforette sabine.

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