Questo spazio è dedicato all’insediamento sabino di Magliano in epoca orientalizzante ed arcaica.
Età Orientalizzante ed Arcaica
In base agli studi e alle ricerche effettuate, l’età orientalizzante e arcaica ha inizio con l’età del ferro e risulta essere caratterizzata dagli insediamenti di dimensione urbana con dei riscontri di attività di vita ininterrotti e sembra concludersi nel VI secolo a. C. con la diffusa adozione del tipo di tomba a camera nelle necropoli, oggetto di studio e di indagini sin dall’ottocento.
Questa espansione si concretizza con l’adattamento a condizioni topografiche non sempre adeguate allo sviluppo di grandi centri urbani e per rimediare agli ostacoli di una morfologia poco favorevole, come nel caso di un versante di una collina, si rendeva necessario effettuare lavori di terrazzamento per la costruzione di edifici.
Con la nuova organizzazione degli abitati viene distinto lo spazio dei vivi da quello dei morti, quindi sui pianori delle colline che prospettano gli insediamenti sorgono necropoli con tombe a fossa ed a camera. La carta della sabina tiberina mostra come i siti più importanti si trovino lungo il corso del Tevere, ad una distanza modulare di quasi 10 Km, ciascuno con il proprio territorio, organizzato secondo un sistema gerarchico nel quale ciascun centro secondario riveste una funzione strategica o commerciale o destinato allo sfruttamento del suolo. Tutti i siti studiati presentano lo stesso modello strategico e mostrano una forte gravitazione sul Tevere, che è stato il tramite di un’osmosi continua con le culture situate al di là del fiume soprattutto con i territori di Falerii, Capena e Veio dando vita ad una koinè culturale del Tevere.
L’organizzazione degli abitati sembra favorire la nascita di una società che si polarizza intorno a figure di capi guerrieri che detengono il potere e che intrattengono rapporti con i capi di altre comunità e che si distinguono nelle sepolture delle necropoli (seconda metà del VII secolo a.C.). L’importanza di queste figure è altresì testimoniata dalla conoscenza della scrittura che compare su vasi di produzione locali trovati nelle tombe di Magliano e Poggio Sommavilla. L’olletta della tomba della necropoli del Giglio, a Magliano come la fiaschetta miniaturistica della tomba III- scavi Pasqui- della necropoli di Poggio Sommavilla documentano che la lingua sabina, una lingua italica, aveva adottato per quanto riguarda la scrittura un alfabeto greco, giunto nella valle del Tevere attraverso contatti con i Greci, tramite i commerci e le correnti culturali che percorrevano la valle tiberina.
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