Secondo piano, sala 2: l’insediamento di Poggio Sommavilla.

L’insediamento di Poggio Sommavilla.

Scendendo lungo il Tevere su una altura che domina a distanza la confluenza del torrente L’Aia nel Tevere sorgeva l’altro importante insediamento sabino, di quest’area della Sabina tiberina Poggio Sommavilla. Dopo le testimonianze dell’età del bronzo e della fase recente dell’età del ferro che documentano l’occupazione delle aree pianeggianti alla base del colle, dove oggi sorge il paese di Poggio Sommavilla, con l’avvento dell’orientalizzante si assiste ad una nuova strutturazione dell’abitato che prevede l’abbandono di questa zona, che viene sfruttata come necropoli, mentre l’ampio versante della collina, volto verso il Tevere viene scelto come sede dell’insediamento.
La ricognizione topografica, come un intervento di emergenza condotto dalla Soprintendenza del Lazio e dal Museo, ha evidenziato come le abitazioni fossero costruite su ampi terrazzi, che venivano realizzati scavando il paleosuolo dell’altura. Questi stessi criteri furono senza dubbio usati anche nel VI secolo a.C. quando Poggio Sommavilla raggiunge una notevole estensione e viene occupato tutto il versante come la sommità pianeggiante della collina.
L’indagine topografica ha identificato il limite orientale dell’abitato, segnato da un fossato, scavato nella sella che collega questa altura a quella retrostante che si allunga verso l’area di Monte le Palme, che prospetta il Soratte e l’ansa che il corso del Tevere descrive.

Karkesion in impasto bruno con corpo scanalato ed anse sormontanti figurate a testa di ariete e frammento della vasca di calice in impasto rosso. Necropoli di Poggio Sommavilla, Casale Tosti, fine VII – CI sec. a. C., secondo piano, sala 2.


Qui nel corso del VI secolo a.C. sorge un piccolo insediamento con evidente funzione di controllo. Nella vetrina a destra sono esposti i materiali, raccolti sul sito di Monte le Palme. Si inquadrano tra la fine del VII e la prima metà del VI secolo e sono frammenti di rosso, frammenti di calici d’impasto lucidati a stecca e frammenti di piattelli con decorazione impressa. Nelle vetrine che seguono sono raccolti i materiali raccolti dall’area delle necropoli, recuperati in seguito a lavori agricoli. Di particolare interesse la grande olla d’impasto bruno con decorazione a cordoni plastici, che documenta l’attività di officine locali nel corso della prima metà del VI secolo a C. come l’anforetta sabina in impasto grigio.

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Utente:Arasmuseo/Sandbox2. (5 maggio 2020). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 5 maggio 2020, 13:54 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Utente:Arasmuseo/Sandbox2&oldid=112781371.

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